Tre

di Lorenzo Frizzera

Ogni cosa – un evento, un oggetto o un’esperienza – si può sempre definire su tre dimensioni fondamentali: una fisica, una intellettuale e una emotiva; potremmo anche usare tre parole più semplici per descrivere ognuna di esse: Mani, Testa e Cuore.

Questi elementi formano una triade che si può declinare in mille modi diversi; ad esempio, riferendoci ad una persona, potremmo considerare la sua Corporeità, la sua Razionalità e la sua Emotività; oppure, in una relazione, valgono Forza, Intelligenza e Amore; o ancora, guardando un oggetto, possiamo percepirne la Solidità, il contenuto Creativo e la Bellezza, e così via.

Mi piace pensare che queste triadi si dispongano su triangoli ai cui vertici si trovano altri triangoli simili, in una sequenza infinita, e che tutta la realtà abbia una forma frattaleCredo anche che ognuno di questi triangoli, grande o piccolo che sia, ruoti su se stesso e che i tre vertici si scambino continuamente il posto, dando vita ad un movimento nel quale ogni elemento si fonde con l’altro in una giostra infinita.giostra

Il Triangolo della Musica

Anche la musica si può rappresentare come un triangolo ai cui vertici si trovano i suoi elementi fisici, intellettuali ed emotivi, ognuno dei quali è a sua volta rappresentato da un triangolo più piccolo formato da tre elementi. Si ottengono così nove parole chiave, nove parametri, che descrivono la musica nei suoi aspetti principali.

Il vertice fisico di questo triangolo è occupato da Tecnica e Lettura, quello intellettuale dagli Elementi della Musica e quello emotivo dal Suono.

Tecnica e Lettura

Nel triangolo che rappresenta il lato fisico della musica si trovano esclusivamente gli strumenti che permettono la sua esecuzione, il ‘come’ più che il ‘cosa’; tutto ciò che si riferisce alla preparazione strumentale e alla pratica, più che alla comprensione di ciò che si sta suonando.

Sul suo vertice fisico – quello che rappresenta la parola ‘Mani’, ‘Corpo’, ‘Forza’, o quello che preferisci – si trova la Tecnica, ovvero la destrezza, la velocità e la precisione dei movimenti sullo strumento.

Il vertice intellettuale è occupato dalla Lettura, intesa come capacità di trasformare un segno scritto in musica suonata. Si tratta del famigerato ‘solfeggio’ e contiene l’altezza, la durata e l’ordine con cui i suoni vanno eseguiti.

Sul vertice emotivo abbiamo tutti quei segni che vengono scritti per rappresentare il carattere della musica: il rallentando, l’accelerando, il crescendo, il diminuendo, il fortissimo, il pianissimo, etc. Essi fanno parte dei Segni Espressivi, e sono suddivisi in segni agogici e dinamici. Questi segni danno origine ad un’interpretazione obbligata, poiché viene scritta sul pentagramma, ovvero ad una forma di emotività imposta, quasi meccanica, a meno che non intervengano altri fattori che vedremo in seguito.

Semplificando, potremmo dire che, in questo primo triangolo, se la tecnica mette a disposizione i mezzi per suonare, la lettura le fornisce i contenuti e i segni espressivi aggiungono una prima forma di emozione rigida e premeditata.

Gli Elementi della Musica

Nel triangolo che si pone sul vertice intellettuale della musica, si trova ciò che determina la padronanza dei contenuti musicali, ad esempio la capacità di comporre o di improvvisare. Risponde quindi alla domanda ‘Cosa’, invece che ‘Come’. I vertici di questo triangolo sono occupati dagli elementi nei quali la musica viene tipicamente suddivisa ovvero ritmo, armonia e melodia, corrispondenti rispettivamente a corpo, mente e cuore. Vediamoli uno alla volta.

L’effettiva padronanza del Ritmo non corrisponde qui alla comprensione razionale del solfeggio ritmico, o all’abilità tecnica necessaria per eseguire un certo ritmo, entrambi elementi presenti nel triangolo precedente, ma a quello che Leibniz definiva come musica, ovvero l’«esercizio aritmetico della mente che conta senza sapere di contare».

Mi spiego meglio: suddividere in sedicesimi un tempo molto veloce è difficile, è un problema di destrezza (tecnica) e per risolvere questo problema è molto utile conoscere anche il concetto matematico di ‘sedicesimi’ (lettura). Al contrario, replicare una semplice pulsazione ad un tempo estremamente lento, anche se non serve alcuna conoscenza o tecnica, è difficile per via della necessità di saper ‘misurare il tempo’. Ecco, per ritmo intendo esattamente lo sviluppo di questa capacità.

L’Armonia è il regno della matematica musicale, delle relazioni tra scale, accordi e intervalli, i quali danno vita ad un universo geometrico in cui si dispongono i suoni; per questo essa rappresenta la parte razionale di questo triangolo. E’ vero, anche il ritmo è matematica, ma questo aspetto l’abbiamo già trovato nel vertice intellettuale del triangolo precedente, quando abbiamo considerato la lettura e il solfeggio.

La Melodia, ovvero la scelta dell’altezza dei suoni, ha una connotazione fortemente emotiva. Non a caso anche chi non sa nulla di musica, più che cantare un ritmo o un accordo, canta una melodia. E’ difficile dire cosa trasforma una serie di altezze in una bella melodia. I musicisti lo chiamano ‘senso melodico’, ed è un dono innato. Non tutti i grandi compositori lo avevano, e, a questo proposito, si fa sempre l’esempio di Beethoven, un vero gigante che ha rivoluzionato l’idea stessa della musica, reinventando il suono dell’orchestra e il mestiere stesso di musicista, che però non brillava particolarmente per il suo senso melodico. Ma Beethoven è la dimostrazione di quanto la volontà di un genio possa superare tutte le proprie disabilità, sordità compresa. Tutta la sua poesia si è espressa nel prossimo triangolo, il più importante per un musicista e l’unico davvero indispensabile.

Il Suono

L’identità di un musicista si esprime nel suo Suono. Non tanto nella scelta delle note, nelle forme ritmiche o nelle sequenze armoniche; nemmeno nella capacità tecnica, né tantomeno nella dimestichezza con il pentagramma, tutti elementi che abbiamo visto in precedenza. Nella musica ciò che conta è in realtà unicamente il suono, ciò che si trova nel triangolo emotivo.

Nei manuali di fisica un’onda sonora si caratterizza per la durata, il timbro, l’intensità e l’altezza. Quest’ultima corrisponde al senso melodico, visto poco fa, mentre gli altri tre elementi si trovano effettivamente ai vertici di quest’ultimo triangolo.

Quando la durata si riferisce a molti suoni dà origine al ritmo, se invece la consideriamo in relazione ad un solo suono, entriamo nel regno del Microritmo, ovvero della posizione ritmica sulla pulsazione. Ogni buon musicista sa che una nota si può collocare esattamente sulla pulsazione (sul tempo), un po’ in anticipo (in avanti) o in ritardo (indietro). Ognuna di queste possibilità – che, tanto per stare in tema, possiamo assegnare rispettivamente a Testa, Mani e Cuore – consiste in una variazione di pochi millisecondi e si traduce in un preciso effetto psicologico musicale: l’Ingranaggio Perfetto (sul tempo), la Pura Eccitazione (in avanti) o l’Attesa Soddisfatta (indietro). Un bravo musicista sa padroneggiare ognuna di queste tre possibilità, ma la sua identità si sposa istintivamente con uno di questi stili microritmici. Tra l’altro, mi fa sempre sorridere notare che questa inclinazione è quasi sempre la stessa che porta quel musicista ad essere in anticipo, in orario o in ritardo ad un appuntamento.

Il Timbro è la caratteristica che rende unica ogni voce umana. Ciò avviene poiché ogni suono è in realtà l’insieme di molti suoni mescolati tra loro, detti ‘armonici‘. Quindi, se il suono è una torta, gli armonici ne sono gli ingredienti e la voce di ogni persona, di ogni strumento musicale e di ogni singolo musicista, ha la sua particolare e unica ricetta.

L’ampiezza di un’onda sonora ne rappresenta l’intensità, o più semplicemente il volume. L’intera gamma di variazioni di volume si chiama Dinamica ed è ciò che si trova sul lato emotivo del nostro terzo triangolo. Per comprendere l’importanza di questo elemento, immagina di ascoltare una persona con un bellissimo timbro di voce, con un innato senso del ritmo narrativo che però racconta la sua storia mantenendo sempre lo stesso identico tono di voce, si tratti dell’inizio o della fine di una frase, di un momento drammatico o sereno del racconto, di una frase interrogativa o affermativa. La dinamica, il forte e il piano, è ciò che conferisce al suono, così come alla voce, la maggior parte del suo contenuto espressivo.

Il suono nel suo intero è quindi frutto della storia, della personalità e del carattere di un musicista, che si traduce in un certo modo di pronunciare le note, con un certo timbro, ad un certo volume. Ecco perché, se i primi due triangoli rispondono alla domanda ‘Come’‘Cosa’, quest’ultimo risponde alla domanda ‘Chi’ e per questo è il più importante, poiché i mezzi o gli oggetti valgono meno delle persone.

Uno Sguardo dall’Alto

Osservando il Triangolo della Musica, possiamo dire con certezza che tutti i grandi musicisti sono sempre stati dotati di un grande ‘Chi’, spesso di un grande ‘Cosa’, e talvolta di un grande ‘Come’. E’ interessante anche notare come, nelle scuole di musica, si possa insegnare solo il ‘Come’ e in parte il ‘Cosa’, mentre il ‘Chi’ è eventualmente il frutto di un insegnamento fatto a se stessi rispondendo, più o meno consciamente, alla domanda ‘Chi sono io? Cosa ci faccio qui? Perché sto suonando questo strumento?’ In questo, certamente, un buon insegnante può aiutare molto, ma solo come agente esterno: il contenuto più profondo della musica si impara, ma non si insegna.

Osservando i tre triangoli minori che formano il Triangolo della Musica, possiamo trovare tra i loro vertici delle affinità che potrebbero a loro volta essere poste su triangoli Mani-Testa-Cuore: la Tecnica, il Ritmo e il Microritmo si trovano sul piano fisico; la Lettura, l’Armonia e il Timbro su quello intellettuale; Segni Espressivi, Melodia e Dinamica su quello emotivo.

Devo ammettere però che il nome ‘Triangolo della Musica’ è in realtà improprio, poiché anch’esso si colloca sul vertice di un altro triangolo più grande e sempre a contenuto musicale. Infatti sono ancora molti gli aspetti fin qui tralasciati; ad esempio rispondendo alla domanda ‘Quando’, potremmo suddividere la musica in composta nel passato, nel presente o per il futuro e a questi tre momenti corrispondono tre fondamentali parole chiave: Interpretazione (mani), Composizione (testa) e Improvvisazione (cuore).

Ascolto, Studio e Interazione si trovano forse sui vertici del triangolo ‘Con Chi’, il quale pone l’attenzione sullo stato in cui ci troviamo quando ascoltiamo le relazioni tra altri musicisti, quando abbiamo una relazione musicale con noi stessi (innerplay), oppure quando abbiamo una relazione con gli altri (interplay).

Infine se rispondo alla domanda ‘Perché’, forse la più importante, la musica si può dividere in Mestiere (corpo), Arte (mente) e Condivisione (cuore), dove per condivisione intendo l’uso della musica per amare gli altri.