Vivere sulla Sequoia

di Lorenzo Frizzera

Un’Arte Immateriale

Ciò che rende la musica diversa da tutte le altre arti è che non ha a che fare né con la visione, né con un testo. Potremmo quasi dire che è un’arte che si trova al confine della materia e del nostro intelletto; inoltre, la sua forma già di per sé ‘astratta’, si è definitivamente smaterializzata con l’avvento del digitale e chiunque oggi, nel mondo industrializzato, può accedere gratuitamente a un’audioteca sconfinata.

A causa di questa sua natura, la musica è entrata in ogni luogo: dalla televisione agli eventi mondani, dai mezzi di trasporto alle spiagge, dal sottofondo di ristoranti e sale d’attesa a quello di piste da sci ed ascensori. Nessun luogo è impermeabile ad essa, almeno sul nostro pianeta, e così oggi viviamo il periodo più ricco di musica che l’intera storia umana abbia mai visto.

La Piramide dei Musicisti

Ciò vale anche per le scuole di musica: oggi sono ovunque e un numero impressionante di persone investe il proprio tempo, la propria energia e i propri soldi per imparare a suonare uno strumento musicale. Si potrebbero immaginare tutte queste persone disposte su una piramide alla base della quale si trovano i meno talentuosi, mentre sulla cima svettano i grandi artisti. Naturalmente qualche secolo fa questa piramide era molto più piccola: c’erano pochi dilettanti e pochissimi artisti geniali.

Oggi invece, l’aumento della popolazione musicalmente attiva ha fatto sì che molti dilettanti suonino spesso ad un livello più alto di alcuni dei professionisti delle generazioni precedenti.

La Sequoia

Tutto questo fa parte di un normale processo di crescita: quello che un tempo era un germoglio, oggi è un immenso albero, con mille ramificazioni e miliardi di foglioline. Questo albero gode di ottima salute, ma il 99% dei musicisti professionisti pensa esattamente il contrario; ciò accade poiché il ruolo che essi ricoprivano in un tempo anche assai recente è stato fortemente ridimensionato.

E’ ovvio che una fogliolina è molto più importante per un piccolo germoglio che per una gigantesca sequoia.

E oggi dobbiamo rassegnarci al fatto di essere tutti come piccole foglie e che, per quanto potremo crescere nella nostra singola vita, la Sequoia crescerà comunque molto più velocemente, a causa delle sue mille ramificazioni e della immensa quantità di vita che essa esprime, rendendo significativa la nostra presenza solo nella misura in cui saremo consapevoli del suo intero organismo.

Certamente verranno ancora tempi in cui fioriranno nuove forme di musica e, con essa, artisti geniali che cambieranno il corso di quest’arte; ma la proporzione tra la vetta e la dimensione dell’intera piramide sarà sempre più piccola finché un giorno, forse non così lontano, gli artisti geniali saranno sostanzialmente insignificanti, in quanto gli artisti quasi geniali saranno una vera moltitudine e le persone che sapranno distinguerli saranno proporzionalmente sempre meno.

Non siamo forse orfani già da qualche decennio di nuovi miti musicali? Che quel tempo sia già arrivato?

L’Esercizio della Trasformazione

Il disagio dei musicisti di oggi è dovuto alla fatica di gestire il cambiamento, alla forza d’inerzia che, così come influenza il moto dei corpi fisici, agisce anche sulle nostre menti. Infatti, per continuare ad essere significativi in un organismo che cresce è necessaria una costante trasformazione. E trasformarsi è sempre molto faticoso, a qualunque età.

Ma, inevitabilmente, oggi pubblicare un CD non è per nulla paragonabile a ciò che significava stampare un LP negli anni Settanta; arrivare a suonare in modo tale che la maggior parte delle persone ritenga che ‘suoni bene‘ è piuttosto comune. Non c’è quindi da stupirsi se il gestore di un locale, o l’organizzatore di un concerto, non sappia più distinguere la qualità di un musicista professionista da quella di un suo studente. E non c’è nemmeno da stupirsi se il pubblico ascolti ormai distrattamente, tanto si è assuefatto ad ogni genere di musica e ad ogni possibile esempio di talento musicale.

Per questo sono molti i musicisti che oggi vivono nella disillusione, oscillando tra momenti di depressione e di aggressività, magari diretta verso quell’esercito di dilettanti che vive invece la musica in modo genuino e intenso. Di tanto in tanto sento addirittura le lamentele di chi istituirebbe una ‘patente’ o una sorta di ‘licenza’ per poter suonare dal vivo, pretendendo di proteggere così il valore della propria professione.

A me sembrano come foglie che si muovono per proclamare la propria esistenza alla Sequoia, ormai inutilmente. È invece tempo di cambiare l’intero paradigma del mestiere e dell’arte del musicista, per poterne comprendere il futuro. L’idea di artista come ‘produttore di opere d’arte’ è ormai tramontata; a questo oggi si deve unire l’idea di artista inteso come ‘attivista estetico’, ovvero un individuo capace di comunicare e interagire con le comunità in cui vive per trasformarle dall’interno e da vicino.

È tempo che la musica, per via della sua natura immateriale, apra la strada alle altre arti verso una trasformazione spirituale.